Qui trovate la storia di Alberto Medeghini e del Cammino, per gentile concessione del blog ciscappailgarda.wordpress.com
Per chiarire subito: la storia di oggi è quella di un Cammino comune, intrapreso nel corso degli anni ’80 da alcune famiglie bresciane e che, non a caso, nel 1991 ha fatto nascere l’azienda agricola il Cammino.
La storia di queste famiglie ci insegna che all’agricoltura rispettosa della terra ci si arriva senza necessariamente avere origini contadine, anzi.
Nemmeno i Simonelli, che fecero il primo passo alla fine degli anni’ 70, erano del settore. Semplicemente, da persone religiose, credevano che il rispetto della vita dovesse essere messo al centro delle proprie esistenze e del proprio agire.
Perciò sono ripartiti dalla terra, quale fonte primaria di vita.
Sin dall’inizio utilizzarono il metodo biologico e biodinamico, arrivando ad ottenere la certificazione da parte di Demeter per la parte agricola dell’attività aziendale. I prodotti caseari, cui sin dall’inizio si dedicarono, non poterono essere fregiati di tale riconoscimento poiché l’azienda non era a ciclo chiuso. Anche per questo motivo, nel 1988 daranno vita ad una associazione tutta bresciana che potesse farsi garante dei metodi di coltivazione e di trasformazione: la Associazione Bresciana per l’agricoltura biologica e biodinamica, La Buona Terra. Assieme a loro il noto Mister B. di cui abbiamo già narrato. Questa scelta tutta locale li porterà, una volta emanato il Regolamento Europeo per la certificazione, a rinunciare a quella Demeter e ad appoggiarsi all’IMC quale ente terzo di garanzia.
Ma facciamo un passo indietro, nel 1984 la comunità si arricchisce di altre famiglie che condividono il percorso, tra queste quella di Mister M. che in qualità di carotaro ufficiale della PDO del basso Garda, si è prestato a raccontarci dell’esperienza del Cammino.
Con l’allargamento, la comunità acquista ancora un po’ di terreno, costruisce una nuova stalla e incrementa la produzione di formaggi. Sin da subito la loro vendita avviene in uno spaccio interno e questo fa si che la certificazione biologica dei trasformati non si sia mai resa necessaria sino al 2006. È in quell’anno che, dovendosi appoggiare ad altri sistemi di vendita per riuscire a mantenere il livello di produzione che si era consolidato nel tempo, estendono la certificazione biologica ai prodotti caseari.
Altra tappa importante è nel 1991, con l’ingresso di altre famiglie, tra le quali due originarie di Nave, che portano con sé un appezzamento di terreno, già dedicato a frutteto, e un piccolo allevamento di capre. La proprietà di Nave consente inoltre di aprire un secondo punto vendita, così da mantenere al 100% la vendita diretta dei prodotti aziendali.
L’allevamento e la produzione di formaggi caprini proseguirà tuttavia solo per alcuni anni, la comunità si rende conto, infatti, che a diversificare troppo si corre il rischio di non far sempre bene; così decidono di mantenere unicamente l’allevamento di mucche, una quarantina in lattazione, e di valorizzare maggiormente l’originario frutteto di Nave e quello di Nuvolera, facendo nuovi impianti e ampliando le varietà coltivate.
La passione per la vita quale caposaldo delle scelte comunitarie, li ha sempre portati a ricercare la autosufficienza, anche per quanto riguarda le sementi per le loro colture. La scelta non è di certo agevolata da un mercato pronto ad offrirti di tutto, ma nonostante ciò l’impegno di Mister M. è sempre stato quello di ricercare l’utilizzo di sementi non ibride e di autoprodursi le piantine per i trapianti. Da questa continua ricerca nel 1995 prende avvio la produzione di piantine per la vendita ad orticoltori hobbisti. Questa attività proseguirà sino al 2009 per poi continuare unicamente per i fabbisogni aziendali. Perché abbiano deciso di interrompere una attività che dava molte soddisfazioni, è presto detto.
Dal 2007 l’azienda ottiene l’autorizzazione ad esercire un laboratorio di trasformazione: l’idea era quella di produrre marmellate, passata di pomodoro e altro dalle eccedenze della produzione ortofrutticola. Le socie che curavano la serra per le piantine e la relativa vendita hanno giocoforza dovuto fare una scelta, tra il fare due cose così così e farne una sola bene, la Comunità ha deciso nuovamente per la seconda opzione.
Oggi l’azienda è una piccola comunità di 6 famiglie che conducono una quindicina di ettari coltivati con il metodo biologico; conta 9 soci ai quali si affiancano un numero variabile di collaboratori familiari, in relazioni ai periodi dell’anno e al lavoro richiesto dai campi. I terreni si trovano in prevalenza nel comune di Nuvolera, sul confine con Bedizzole; il terreno ortofrutticolo, tra Nuvolera e Nave, è di circa tre ettari, il rimanente è a prato e fornisce circa il 40 % dei foraggi necessari per l’allevamento. Il rimanente è acquistato da aziende biologiche certificate; come accennato, la mancanza del ciclo chiuso non consente la certificazione biodinamica dei trasformati caseari ma permette di avere una eccedenza di ottimo letame di cui possono beneficiare altre aziende agricole biologiche del territorio (tra cui, ad esempio, il solito Mister B…)
Il Cammino è stato tra i pionieri anche nell’impiego della trazione animale. Hanno utilizzato il cavallo per le lavorazioni dell’orto per vari anni, partecipando attivamente ad un gruppo di lavoro sulla trazione animale nato per volontà di un amico veronese, Albano Moscardo, e il cui lavoro è riassunto sul sito www.noieilcavallo.org.
Come in tutte le attività intraprese dai soci del Cammino, anche con l’impiego del cavallo sono partiti da inesperti, mossi da un forte spirito di intraprendenza e desiderio di scoperta. Ad esempio hanno capito che il cavallo lavora bene nella misura in cui l’uomo lavora bene. L’uomo nervoso, frettoloso o indeciso, trasmette il proprio stato d’animo all’animale e lo rende inadatto al lavoro. Per collaborare proficuamente con il cavallo occorre essere calmi e sereni, decisi quel tanto che basta a trasmettere tranquillità all’animale.
Alberto Medeghini non nasconde l’orgoglio di essere un autodidatta, così come riconosce i molti sbagli che hanno fatto nel corso del tempo e che hanno comunque consentito alla piccola Comunità di crescere quel tanto bastante ad autosostenersi.
L’idea di base di dare il proprio contributo per un avvenire migliore si manifesta anche nella ricerca di un impatto energetico contenuto, per quanto possibile. Arrivare al Cammino oggi è bello anche perché fanno bella mostra di sé gli impianti fotovoltaici sulle abitazioni e quello più grande, da 36 kW, sulla stalla.
È stato bello sentire parlare Alberto e Alessandra, sua moglie, di come vivono il loro essere agricoltori, la attenzione che pongono nel percepire le forze vitali che attraverso le loro attività quotidiane si manifestano. Il vivere in sintonia con la natura ti consente di capire come e quando svolgere determinati lavori, come e quando raccogliere i frutti in modo che manifestino appieno la loro vitalità.
Non me ne vogliano i non citati soci del Cammino, per i quali resterà, magari in un prossimo futuro, spazio per altre storie.
Buoni ortaggi a tutti!
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