Qui trovate la storia di Gianbattista Goffi, per gentile concessione del blog ciscappailgarda.wordpress.com
Ahimè, a parlar di Mister B non si sa mai come va a finire! La settimana scorsa abbiamo ricevuto una telefonata stizzita da Arcore con la quale ci redarguivano su alcune presunte battute con bersaglio Mister B e ci davano degli incompetenti, segnalando che il 27 maggio del 1987 a Milano non c’è stato particolare traffico anche perché la partita del Milan per lo spareggio EUFA si giocava a Torino. Con un pizzico di orgoglio per l’appellativo di incompetente in materia calcistica, del resto sono il solito misero pezzo di carta, anche se un po’ ingrassato, sono andato a verificare l’Albo d’Oro delle Vendite Memorabili di Pisello. È quindi doveroso rettificare che quella indimenticabile da 2.300 £/Kg avvenne esattamente il 24 maggio del 1989, accidentalmente in concomitanza con la conquista del titolo di campione d’Europa da parte del Milan “berlusconi presidentato”, evento che fece riempire le strade di Milano di traffico, sebbene la partita si svolgesse a Barcellona, così da causare un considerevole allungamento dei tempi di rientro alla base del nostro Mister Bonatti.
Ciò doverosamente detto, mi scuso con mister G, classe di ferro 1959, al quale questo strascico di polemiche ha sottratto parte del pezzo di carta che oggi deve raccontare la sua storia.
Da non confondere con il Signor G, volendo fare un parallelismo con l’indimenticabile artista e cantautore, il nostro è stato un grande frequentatore di stalle più che di teatri, insomma un Signore nella branchia dell’allevamento. Con ben celato orgoglio accenna ai 21 anni trascorsi nel condurre una stalla con 120 capi, di cui 70 in lattazione, nei quali si è dedicato con passione alla selezione genetica di razze pregiate. Ma, come al solito, cerchiamo di andare con un po’ d’ordine.
Mister G, figlio di un perito agrario che conduceva dei terreni di proprietà in quel di Prevalle, decide di seguirne le orme e frequenta anch’egli la medesima scuola. Nel 1978 si diploma assieme ad Antonella; i due frequentano per un po’ l’università e alcuni corsi di agricoltura biodinamica. A 21 anni sono già sposi e decidono di abbandonare gli studi e avviare l’attività di allevamento nella azienda di famiglia.
Così Gianbattista Goffi si butta in questa avventura con tutto sé stesso, con ottimi risultati e ricoprendo anche ruoli di rilievo nelle associazioni di categoria.
È dentro all’associazione produttori latte, frequenta le consulte economiche delle quote latte, frequenta i centri di potere e i tavoli di lavoro per sostenere le istanze degli allevatori. Non è un estremista, attenendosi alle regole cerca dall’interno del sistema di mettere in evidenza le contraddizioni di un settore produttivo che nel tempo è divenuto sempre più anomalo e insostenibile, del quale si sente vittima e che lentamente andrà sgretolando la sua passione di allevatore.
Il suo rispetto per le regole lo terrà sempre distante dalle posizioni dei Cobas ma il sistema arriverà al punto di indurlo a rinunciare ad una attività che ha sempre amato. È il 2002 quando intravede delle condizioni tutto sommato favorevoli per vendere i capi e le quote latte; ne esce dignitosamente, anche se si ritrova tutt’oggi a pagare annualmente una quota delle multe accumulate, intendendo onorarle sino in fondo.
A questo punto Giannino si prende un anno sabbatico.
Le decisioni in casa Goffi si prendono assieme, così con Antonella rispolverano quegli interessi verso una agricoltura più sostenibile a cui si erano avvicinati per curiosità nei primissimi anni ’80. Nel 2003 avviano l’iter di conversione al biologico dei 15 ettari che avevano in gestione (di cui 11 in affitto da famigliari). In quegli anni ci sono politiche di sostegno per le aziende agricole multifunzionali e così decidono di avviare l’attività agrituristica. Questo comporta una radicale ristrutturazione aziendale, infatti tra le attività collaterali mettono in pista gli alloggi, la fattoria didattica (accreditata già dal 2003), l’organizzazione di corsi per il benessere psicofisico della persona. Sin dall’avvio di questo processo di ristrutturazione dedicano 1500 mq ad orto biologico per autoconsumo e vendita diretta in uno spaccio interno; per le medesime finalità continuano ad allevare piccoli animali e tengono alcuni capi di bestiame da carne. La coltura prevalente dell’azienda rimane, come ai tempi della precedente attività, l’erba medica; a questa si affiancano produzioni cerealicole, nell’ambito delle rotazioni previste, che consentono di arricchire lo spaccio interno con farine biologiche. Il fieno delle Caselle ha pochi clienti consolidati: il Cammino di Bedizzole, BioBiò di Vobarno e un allevamento convenzionale di un vecchio amico di Giannino. In effetti per il nostro Mister G. la certificazione biologica non è strettamente necessaria, semplicemente il suo motto è “fare le cose bene, come se le facessi solo per te”. Tra le altre esperienze la produzione di marmellate (affidata ad un laboratorio esterno), l’organizzazione di corsi per la trasformazione di prodotti della terra, di corsi sul metodo di coltivazione biologico, la incubazione di un Gruppo di Acquisto Solidale (GASelle nasce praticamente lì).
La storia degli ultimi anni dell’Azienda agricola Le Caselle è la storia di tutta la famiglia: nel 2010, appoggiando la decisione della figlia Marta (oggi 28 anni) avviano il primo agrinido della Lombardia, che può ospitare una ventina di bimbi da 1 a 3 anni e che impiega, oltre a Marta, una seconda educatrice ed una cuoca; appoggiando la decisione del figlio Nicola, perito agrario di terza generazione (oggi 26 anni) dall’anno scorso potenziano la produzione biologica dell’azienda con la messa a dimora di un ettaro di frutteto e degli impianti di fragole e more, con i quali entra, da qualche mese a questa parte, nella Piccola Distribuzione Organizzata del basso Garda. Nell’immediato futuro è inoltre previsto l’ingresso delle Caselle nella filiera della pasta della Cooperativa IRIS, per la quale andranno a coltivare del Senatore Cappelli.
Attenzione, c’è un altro figlio in casa Goffi, studente sedicenne, quindi Le Caselle ci potrà riservare altre sorprese per il futuro …
Giannino ha voglia di passare il testimone, forse dedicarsi maggiormente alle relazioni e alla conoscenza della natura umana; a sostenere questa “deriva”, la denuncia di piccoli acciacchi fisici, che tuttavia non gli impediscono, come racconta in chiusura della nostra chiacchierata, di intraprendere una pedalata di 600 Km che lo porta nel recentissimo passato a Sarajevo a raccogliere testimonianze sulla possibile coesistenza delle differenti culture, oggi, in quei luoghi martoriati dalla stupidità umana.
Buoni ortaggi a tutti!
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