Pezzo di carta del 16 dicembre 2015

Piccola Distribuzione Organizzata del basso Garda – Pezzo di Carta del 16 dicembre 2015

Oggi sono un pezzo di carta spinoso. Nel senso che affronto un tema spinoso, tranquilli, non credo che vi pungerete nel pigliarmi tra le vostre mani… Cosa ci può essere di più spinoso che un bel discorso sui prezzi e sui costi? Beh, provate a gettarvi in un rovo, e poi ne riparliamo!

Ordunque, in passato, e a più riprese, era stata sollevata da alcuni DESsisti la questione del raffronto, in alcuni casi inevitabile, tra i prezzi degli ortaggi distribuito con il circuito della PDO e alcuni prezzi, di alcuni ortaggi, che alcuni agricoltori praticano nei rispettivi spacci aziendali o ai mercati che frequentano. Posto che le dinamiche di creazione dei prezzi sono piuttosto complicate, provo qui a spiegarvi la dinamica con cui il Gruppo di Lavoro PDO costruisce i prezzi di vendita. Quello che succede negli spacci aziendali non sono in grado di dirvelo con certezza, mentre il confronto con i prezzi che gli agricoltori praticano ai mercati non va nemmeno confrontato: è certamente più alto poiché il loro “sbattimento” in queste occasioni deve necessariamente essere ripagato. Quindi, vediamo come viene costruito il prezzo di vendita, da quando la PDO è a tutti gli effetti una attività commerciale. Settimanalmente gli agricoltori comunicano la propria disponibilità di prodotti e il prezzo di vendita. Il nostro “referente agricoltori” dispone settimanalmente di alcuni listini di riferimento all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli biologici: quello di ReteBio e quello di El Tamiso. Per intenderci, si tratta di listini di cooperative agricole di vendita che operano nel biologico da svariati anni. La prima con una compagine sociale concentrata tra le province di Modena e Reggio Emilia, con propaggini in Veneto, Lombardia e Sicilia, la seconda radicata nel veneto orientale e con propaggini nel cetro e sud Italia, entrambe riconosciute nell’ambiente per avere prezzi più che dignitosi per gli agricoltori. Il referente PDO confronta la richiesta del nostro agricoltore con i listini di riferimento (per la verità i nostri agricoltori fanno già una prima loro verifica in tal senso…) e quindi individua il prezzo da riconoscere al produttore. Questo prezzo normalmente è più alto di quello dei listini di riferimento. A questo prezzo viene quindi aggiunta una percentuale variabile tra il 15% e il 30%: questo è il prezzo finale che pagano i PDOisti. La percentuale non è fissa, ma variabile, perché di volta in volta si tiene conto delle situazioni contingenti: una particolare difficoltà di una azienda agricola, o anche un prezzo che risulterebbe eccessivamente alto per i consumatori.

Potrebbe quindi accadere che uno stesso articolo di uno stesso produttore abbia un prezzo più alto nel circuito PDO rispetto a quello esposto nello spaccio aziendale, oppure che il listino che lo stesso agricoltore applica a dei GAS che serve da anni presenti dei prezzi più bassi. Ad onor del vero, capita anche che nel paniere PDO si trovino gli stessi prodotti a prezzi più bassi, insomma, la dinamica, come detto, è complessa. Ovviamente stiamo parlando di differenze che al massimo arrivano a poche decine di centesimi al Kg. Nel margine che resta alla Associazione verso il DES basso Garda, ci sono i costi del servizio (rimborsi spese per alcuni volontari che preparano le cassette e parte del costo di trasporto) oltre ai costi di affitto e delle utenze del locale di Lonato, in via Gasperi 46.

E veniamo ora all’altra questione che presenta aculei: il costo del trasporto. Come sapete i vari GAS pagano un fisso per ogni consegna che varia da 5 a 8 €, a prescindere dal numero di cassette consegnate. Il gettito di questo rimborso ammonta a cifra variabile da 25 a 35 € ogni settimana e la modalità con cui spalmare il costo, quella ad oggi consentita attraverso il gestionale Agorà, è proporzionalmente alla spesa fatta dal singolo. Spiego meglio: se al GAS di Castiglione arrivano 5 cassette con valore della merce da 10 € e 1 cassetta con valore della merce di 50 €, dei 5 € previsti di costo complessivo del trasporto, il consumatore con la spesa da 50 € ne pagherà la metà (2,5 €) e gli altri 5 pagheranno 50 centesimi ciascuno. Può piacere o non piacere, ma ad oggi funziona così. Poiché sono state mosse obiezioni a queste modalità, condivisibili o meno che siano, riteniamo sia utile e necessario che dell’aspetto se ne discuta assieme.

E rilanciamo ulteriormente la questione facendo presente a tutti i PDOisti che i costi per il trasporto, settimanalmente ammontano a circa 80 € (rimborso spese all’autista e costo del carburante)! Quindi le questioni sono anche altre: è opportuno che parte del costo del trasporto venga coperto anche con il margine della vendita degli ortaggi? Non sarebbe più equo e solidale nei confronti di TUTTI gli attori PDO (produttori e consumatori) che questo costo fosse ripartito interamente su chi si fa consegnare la merce nel proprio comune di residenza?

Ohé ragazzi, siam mica qui ad allisciare il pelo dei Kiwi o le foglie del cavolo riccio, vé? E’ st’acqua qua, vé!

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